LA RIFORMA FISCALE

di Leonardo Pietro Cervesato – Dottore in Ingegneria Gestionale e Redattore Lexacivis

Giovedì 16 Marzo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale: entra così nel vivo uno dei temi caposaldo del programma di Governo, sostenuto anche in campagna elettorale con il generale proposito di un rilancio economico del paese. Tra gli obiettivi proposti della riforma, la volontà di incrementare la natalità nel Paese lavorando sul carico fiscale e la struttura tributaria, con particolare attenzione allo snellimento delle procedure.

Il disegno di legge approvato, nel concreto, delega al Governo la possibilità, per i due anni successivi all’entrata in vigore della legge, di emanare decreti legislativi di revisione del diritto tributario e dell’intero sistema fiscale. La revisione, nel suo organico, prenderà in esame i maggiori istituti fiscali e tributari come IRPEF, IRES, IVA e IRAP.

Per quanto riguarda l’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), cioè quella tassa, maturata dalle persone fisiche per i redditi derivanti da fabbricati, da capitali o da lavoro dipendente, il meccanismo verrà interamente rivisto con l’obiettivo della “equità orizzontale”. In breve, il principio prevede che le persone in condizioni simili paghino lo stesso ammontare di imposte, così come individui in condizioni disuguali maturino differenti volumi di imposte.

La revisione toccherà anche l’IRES, l’imposta sul reddito delle Società e degli Enti, attualmente riconfermata al 24 % per il 2023. L’aliquota IRES verrà ridotta per le imprese che, nei due anni successivi alla produzione del reddito da tassare, rispetteranno due vincoli: impiegare una parte di tale reddito in investimenti qualificati (e nuove assunzioni) e non distribuire gli utili tra i soci. È evidente che lo scopo sia quello di favorire una crescita industriale ed economica, incentivando gli investimenti attraverso il reinvestimento degli utili (che rimangono “in azienda”). La riduzione dell’aliquota precederà gli investimenti (da effettuare nei 24 mesi successivi) e non interferirà con gli attuali regimi di decontribuzione maturati, ad esempio, attraverso l’assunzione di soggetti a maggior tutela e con disabilità.

Verrà contemplata nella riforma anche l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto della produzione e scambio di beni e servizi, puntando ad un adeguamento rispetto alla normativa dell’Unione europea e ad una generale revisione – e semplificazione – del sistema di esenzione e applicazione dell’imposta.

Infine, si preannuncia l’abrogazione dell’IRAP, acronimo di Imposta Regionale sulle Attività Produttive, ovvero di quell’imposta a cui sono soggette (salvo alcune eccezioni) tutte le attività che producono reddito e che per la quasi totalità confluisce, attraverso le casse regionali, al finanziamento del fondo sanitario nazionale. Per sopperire all’assenza dell’IRAP nel finanziamento del fabbisogno sanitario, verrà introdotta una sovraimposta IRES: così facendo si giungerà presumibilmente ad una semplificazione del sistema fiscale per quanto riguarda le imprese, che si ricondurranno quasi unicamente all’istituto IRES.

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