di Leonardo D’Urso – CEO e cofondatore di ADR Center
Il presente contributo costituisce una sintesi di una proposta elaborata da Mario Barbuto, Carlo Cottarelli, Alessandro De Nicola e Leonardo D’Urso. Il testo completo della proposta è disponibile in vari siti tra cui quello dell’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.
In Italia i processi civili che arrivano fino in Cassazione durano in media 8 anni e 1 mese: quasi quattro volte di più rispetto a Germania e Spagna. Il numero di cause civili pendenti è molto più alto di quello dei principali paesi europei. Inoltre, il numero di cause sopravvenute ogni anno è superiore alla media europea soprattutto in Cassazione: cinque volte quello della Germania, due volte e mezzo quello della Spagna e più di una volta e mezzo quello della Francia.
Nel gennaio 2020, il governo ha presentato in Senato il disegno di legge “Delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie” al fine di rendere più efficiente la giustizia civile. Purtroppo, la proposta di riforma appare inefficace in quanto non cerca di cambiare il sistema degli incentivi, né quelli che influenzano i comportamenti di avvocati e dei loro clienti, né quelli che influenzano i comportamenti dei giudici.
Dal lato della domanda del servizio giustizia civile, una riforma efficiente dovrebbe innanzitutto disincentivare il ricorso in giudizio e la resistenza temeraria e in particolare:
- uniformare alla media europea il contributo richiesto dallo Stato per lo svolgimento di un processo civile (e rimborsato in caso di vittoria);
- condannare l’attore a una sanzione in caso di ulteriore chiara sconfitta nei gradi successivi;
- far in modo che la durata del processo non favorisca economicamente il perdente e quindi calcolare sempre gli interessi di mora ad un tasso dell’8 per cento sul tasso legale;
- combattere le cause seriali anomale.
Sul lato dell’offerta, visti i vincoli di bilancio, per migliorare il servizio di giustizia civile offerto nei tribunali, si potrebbe:
- procedere a un’ulteriore riallocazione di personale impiegatizio ridondante in altri settori della pubblica amministrazione verso i tribunali;
- estendere a tutti i tribunali il progetto Giustizia Semplice 4.0 del Tribunale di Firenze che vede l’affiancamento ai giudici di borsisti neolaureati in legge nell’attività di selezione delle cause con un alto tasso di “mediabilità”;
- ridurre drasticamente il numero dei magistrati fuori ruolo per incarichi amministrativi e ridurre la possibilità che i magistrati in ruolo abbiano incarichi extragiudiziari.
Per quanto riguarda le modifiche del codice di procedura civile, si potrebbe:
- semplificare la procedura prevista per l’introduzione di una causa civile, per tutti i livelli di giudizio e prevedere un ampliamento dell’utilizzo di procedimenti semplificati già impiegati in diversi campi (come il rito sommario e il rito del lavoro);
- accelerare la fissazione della prima udienza tramite un maggior controllo dell’osservanza da parte dei giudici dei termini di fissazione;
- limitare la possibilità di ricorso in Cassazione ai casi attualmente affidati alle Sezioni Unite ovvero creare un organo giurisdizionale di supporto che operi sotto la direzione del Primo Presidente per trasferire allo stesso la funzione di filtro che adesso viene esercitata dalla stessa Corte di Cassazione con impiego di risorse proprie.
Inoltre, occorre introdurre migliori pratiche organizzative e lavorative nei tribunali, e in particolare:
- includere nei criteri per l’avanzamento di carriera dei giudici il requisito di “comprovata capacità gestionale” per ottenere la nomina per un incarico direttivo di un tribunale;
- introdurre presso Scuola Superiore della Magistratura corsi approfonditi di gestione e organizzazione del lavoro per gli aspiranti giudici dirigenti di tribunali;
- creare un Centro di Coordinamento a livello nazionale e analoghi team a livello locale simile agli uffici statunitensi dei “Court manager” titolari della gestione dei procedimenti e del loro flusso;
- introdurre incentivi economici in favore dell’intero tribunale o sezione calcolato sulla base dei miglioramenti realizzati per ogni aliquota di cause vecchie: in primis le cause ultra-decennali, poi le ultra-quinquennali e ultra-triennali;
- rafforzare il sistema statistico di raccolta ed elaborazione dei dati in ogni tribunale;
- negare il giudizio di idoneità quadriennale ai giudici le cui sentenze vengono annullate dalla Cassazione o totalmente riformate in appello in una percentuale superiore al 40 per cento della media nazionale;
- ampliare le competenze delle sezioni specializzate d’impresa, includendo materie particolarmente complesse relative al diritto dell’economia;
- estendere e rafforzare il ricorso alle aste on-line attraverso portali gestiti da imprese private, con meccanismi di remunerazione legati all’esito della vendita o comunque non disincentivanti rispetto alla mera pubblicazione e alla mancata diffusione massima delle informazioni necessarie per ottimizzare il processo di vendita dei beni del debitore o della procedura;
- definire delle misure cogenti per i tribunali più lenti a seguito di visite di un gruppo di esperti inviati dalla Corte d ‘Appello e/o dal Ministero e/o dal CSM per capire le ragioni della crisi e quindi suggerire i rimedi specifici.
Infine, occorre incentivare gli strumenti e gli incentivi di risoluzione extra-giudiziale e in particolare:
- affidare a organismi amministrati dagli Ordini dei Notai e degli Avvocati la gestione di alcune procedure di volontaria giurisdizione a costi predeterminati in alternativa al ricorso in tribunale;
- estendere ad altri settori del contenzioso del consumo le procedure utilizzate dall’Agcom per controversie telefoniche e dall’Arbitro Bancario e Finanziario nel contenzioso bancario;
- estendere a tutto il contenzioso in materia di diritti disponibili il primo incontro di mediazione (che continuerebbe a essere gestito da organismi di mediazione con adeguate garanzie di competenza, imparzialità controllo);
- prevedere che un accordo transattivo, che pone fine a un contenzioso in atto, sottoscritto dalle parti e dagli avvocati (che attestano la conformità dell’accordo alle norme imperative e all’ordine pubblico), costituisce titolo esecutivo;
- rilanciare l’arbitrato, processo ora troppo costoso, facendone uno strumento veloce e trasparente attraverso sistemi tariffari che ne garantiscano l’economicità;
- prevedere l’istituzione di uffici di Ombudsman imparziali per grandi imprese e organizzazioni pubbliche per prevenire e risolvere il contenzioso sul luogo di lavoro;
- prevedere l’esenzione della responsabilità contabile dei funzionari pubblici di accordi transattivi e di conciliazione, in presenza di parere favorevole dell’Avvocatura interna e di un altro funzionario direttivo e entro importi predefiniti;
- introdurre la materia “Negoziazione e Mediazione delle Controversie” nei percorsi didattici degli Atenei creando un settore disciplinare ad hoc IUS22 e poi rendendo obbligatorio l’insegnamento della materia nei corsi di laurea di Giurisprudenza, Scienze giuridiche, Scienze dei Servizi giuridici ed Economia;
Infine, occorre realizzare un piano straordinario di incentivazione per la definizione extragiudiziale del contenzioso pendente per ridurre la consistenza dei processi arretrati:
- prevedere per le prime 200.000 richieste per la definizione extragiudiziale volontaria da parte dei litiganti di una causa iscritta al ruolo in una data anteriore al 31 dicembre 2019, le parti e gli avvocati dovrebbero avere diritto a incentivi fiscali sull’accordo conciliativo o lodo arbitrale e sugli onorari maturati dagli avvocati.
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