IL CONFLITTO DEI 30 ANNI

di Alberto Acanfora – Dottore in Diritto per le Impresa e le Istituzioni e collaboratore di Lexacivis

Cosa sta accadendo tra Armenia e Azerbaigian?
L’Europa si trova a maneggiare un’altra polveriera esplosa ai suoi confini, quella della regione del Nagorno-Karabakh situata nello stato dell’Azerbaigian, nel Caucaso meridionale.
Il Nagorno-Karabakh è una regione abitata principalmente da armeni, di fede cristiana, che fin dal 1988 attraverso una votazione chiedono l’annessione all’Armenia, rifiutando l’azerificazione forzata che istituì Stalin nel 1923.
Oggi il confine tra Armenia e Azerbaigian è letteralmente un campo di battaglia, lo stato armeno si trova a pagare il conto più salato con oltre 550 militari armeni deceduti, secondo il ministro della difesa dell’Azerbaigian, e centinaia di civili feriti, numero che sembra aumentare con il passare delle ore.
Il presidente armeno ha chiamato alle armi tutti coloro che hanno più del diciottesimo anno d’età.
La catena montuosa del Caucaso meridionale è un corridoio fiorente di oleodotti che trasportano gas e petrolio naturale e la Turchia è la principale beneficiaria di queste risorse.
La Turchia è legata con l’Azerbaigian con un trattato istituito nel 1993 che prevede, per la Turchia il rifornimento di queste risorse minerarie, fornendo invece all’Azerbaigian assistenza militare.
Erdogan attuale presidente turco si è espresso con un atteggiamento che propende verso un’azione militare immediata, sostenendo un pieno appoggio ai fratelli azeri, quest’unione ha alla base anche la fede islamica.
L’Armenia non gode di armamenti, ma la sua sicurezza è garantita dalla Russia di Putin, il presidente russo si è espresso con un netto cessate il fuoco.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel dice: ” c’è grande preoccupazione” sottolineando un’immediata negoziazione tra i due stati.
La scacchiera geopolitica si è mossa, ora c’è bisogno di una mediazione diplomatica importante affinché si spazzino via questi venti di guerra che affondano le proprie radici in questioni religiose.

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